Recensione de “L’arte di far accadere le cose” di Mike Dooley

Buongiorno, amici lettori e ben ritrovati sulla mia pagina.

Oggi voglio parlare di un libro assai particolare dal titolo “L’arte di far accadere le cose” di Mike Dooley, un libro che, in estrema sintesi, affronta il tema della legge dell’attrazione.

IL PENSIERO, LE CREDENZE E L’UNIVERSO

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Cercando di analizzare in maniera molto semplice il libro di Dooley, mi spingerei a dire che sussistono tre macro-argomenti su cui il libro si fonda e che servono all’autore per spiegare la legge dell’attrazione e i benefici che essa può portare nella nostra vita.

Innanzitutto, si parla di pensiero, come il luogo in cui tutto nasce. L’autore sostiene che i nostri pensieri hanno un forte potere di influenzare la nostra realtà. “I pensieri diventano cose”. Immaginare ciò che desideriamo è il primo passo per ottenerlo. Esistono alcune tecniche che servono proprio a fare partire l’ “azione umana”, un’azione proiettata all’ottenimento di quello che desideriamo.

Pensare a come ci sentiremmo, se ottenessimo le cose che desideriamo, e agire come se le avessimo già ottenute sono il nostro modo di aprirci alle possibilità, il modo in cui permettiamo all’universo di sorprenderci.

Le credenze, invece, sono un forte limite nella nostra realtà e nel nostro agire. Dooley parla di credenze limitanti e afferma che, se noi iniziamo a credere di non potere avere ciò che desideriamo o che non siamo in grado di ottenere qualcosa, allora è sicuro che non riusciremo mai a realizzare i nostri sogni. Iniziare a credere di riuscire, iniziare ad avere fede nel futuro è il primo passo per invertire la tendenza.

Dooley, inoltre, ci spinge ad affidarci all’universo. Dichiara che niente è casuale e che noi possiamo influire negativamente sì, ma non siamo in debito nei confronti della vita. Semmai, è il contrario. L’universo ci deve qualcosa e se ci apriamo, crediamo davvero che qualcosa di positivo accada, allora l’universo risponderà alla nostra invocazione.

COSA MI È PIACIUTO?

Devo dire che del libro ho apprezzato in particolar modo due riflessioni, entrambe lontane da quello che era il punto focale dell’opera.

Nello specifico, ho apprezzato il modo in cui Dooley ha parlato di percezione. Come accade ormai nel mondo contemporaneo del life coaching, l’autore sottolinea che le emozioni dipendono da noi. I dolori e la sofferenza non sono emozioni che ci vengono imposte. Possiamo controllarle e le controlliamo accettando che nulla è mai casuale e che, se qualcosa va male, allora doveva andare così. Vuol dire che ci aspetta qualcos’altro nel nostro futuro. Assumere questa predisposizione mentale è il primo passo per uscire da un periodo buio.

E mi sono trovato d’accordo anche su come l’autore ha parlato di relazioni sentimentali. L’idea che ogni relazione, ogni amore, non finisce mai è un punto di vista che mi sento di condividere. Ogni storia ci lascia una traccia e ci aiuta a crescere, ogni evento ci cambia e ci rende ciò che siamo. Le persone che abbiamo amato rimangono parte di noi, anche se empiricamente non le percepiamo più.

COSA NON MI È PIACIUTO?

Mi sento di respingere con foga la retorica sui sogni da realizzare che viene portata avanti in questo libro.

Secondo me non esiste affermazione più pericolosa di “ognuno può realizzare i propri sogni”. I sogni sono importanti, sono il motore delle nostre esistenze. Ma dire che i sogni sono a portata di mano e che tutti, a prescindere dalle qualità specifiche dell’individuo, possono raggiungere certi livelli è, a mio avviso, diffondere un’illusione tossica.

A fronte di qualcuno che riesce a raggiungere le vette sognate, ci sono milioni di persone che condividevano gli stessi sogni e che non riescono. Sognare ha senso, ma vivere credendo che tutto sia alla nostra portata può essere, per come la vedo io, fonte di più frustrazione che altro.

In generale, comunque, da persona che ha sempre fatto della costanza e dell’organizzazione la propria cifra caratteristica, la tesi per cui bisogna affidarsi all’universo e che si avrà quello che si desidera senza faticare troppo è difficile da accettare.

Tuttavia, ho apprezzato questa lettura sotto svariati aspetti e mi sento di consigliarla, anche a coloro che, come me, pur non credendoci fino in fondo, sentono il bisogno di mettersi in gioco e valutare sotto più prospettive il loro modo di vedere la realtà.

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