Recensione dell’ultima stagione di Criminal Minds

Buongiorno, amici lettori della pagina.

Oggi torno a parlare di serie tv e lo faccio con il cuore spezzato. Ieri, infatti, mi sono deciso a finire una serie che mi ha fatto compagnia a lungo. Una serie durata ben quindici anni (più della metà della mia vita, caspita!). Di quale show sto parlando?

Sto parlando di Criminal Minds, serie ideata da Jeff Davis e dedicata alla psicologia criminale.

DI COSA PARLA CRIMINAL MINDS

Criminal Minds ruota, in definitiva, attorno al ruolo dei profiler. Prima ancora che fosse ideata Mindhunter per Netflix, la CBS aveva creato questo show che esplorava la mente dei serial killer e descriveva il lavoro dei profiler di Quantico, di un’unità speciale, quindi, che si occupava di fermare i criminali più pericolosi, delineandone il profilo psicologico.

Al giorno d’oggi, siamo tutti più o meno consapevoli di cosa si intenda per profilo criminologico. Non a caso, a questo tipo di indagine criminologica si è fatto riferimento anche in casi di cronaca estremamente rilevanti in Italia.

Criminal Minds, però, non si limita a portare sulla scena indagini su killer spietati. Infatti, figlia com’è dei tempi in cui è stata sviluppata, è una serie tridimensionale e canonica nel senso che riesce a portare avanti anche lo sviluppo della caratterizzazione dei personaggi e le loro interrelazioni.

E, per quanto possa apparire strano, lo spettatore finisce per affezionarsi a questi indagatori della mente criminale.

IL MIO GIUDIZIO SULL’ULTIMA STAGIONE

Come prevedibile, negli ultimi anni la serie aveva perso lo smalto (senza avere un tracollo, però) che l’aveva caratterizzata all’inizio. Tra i cambiamenti nel cast e una sceneggiatura che, in alcune stagioni, sembrava aver snaturato il prodotto originale, lo show non appariva più quello di un tempo.

Per questo, le aspettative per questa stagione finale non erano elevatissime.

Credo che, alla fine dei conti, però, gli showrunners abbiano deciso di andare sul sicuro con questa ultima stagione e di rischiare il meno possibile. E la scelta ha pagato.

La quindicesima stagione di Criminal Minds non è epocale, non ha episodi particolarmente riusciti, ma nel complesso si rivela solida e soprattutto regala al pubblico un finale in cui la nostalgia e i buoni sentimenti diventano protagonisti.

Ho sempre ritenuto che per le serie longeve fosse più importante realizzare un finale che garantisse il senso di chiusura di cui ha bisogno un fan affezionato allo show da anni che provare a creare qualcosa di nuovo. Le ultime puntate di Criminal Minds riescono davvero a regalare questo senso di chiusura e lo fanno con una ministagione che, pur non avendo un grande budget (e lo si vede negli effetti speciali), riesce a combinare adrenalina, scene d’azione e tanti momenti strappalacrime. Insomma, il giusto mix per soddisfare tanto gli amanti delle crime stories quanto coloro che hanno guardato questa stagione (come me) solo per scoprire la fine della storia dei protagonisti.

Salutandovi, ne approfitto per ricordarvi che, se siete appassionati di serie e amate gli approfondimenti sugli sceneggiati più amati, su Amazon trovate un mio saggio sulle serie televisive: potete leggerlo qui!

5 pensieri riguardo “Recensione dell’ultima stagione di Criminal Minds

  1. E’ una serie che ho sempre guardato in tv quando mi capitava di beccarla facendo zapping, ma non mi sono mai messo a seguirla; adesso, con 15 stagioni, mi spaventa un po’ l’idea di iniziarla – e il pensiero di trovarmi con un altro Supernatural tra le mani! Mia sorella, però, l’ha appena cominciato su Amazon Prime dalla prima stagione, mi sembra, e si è molto appassionata, per cui sicuramente le mie sono tutte preoccupazioni infondate.

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