The Sandman: recensione della serie Netflix firmata Neil Gaiman

Poche serie Netflix negli ultimi anni mi hanno colpito quanto The Sandman, show creato da Neil Gaiman, David S. Goyer e Allan Heinberg, tratto dall’omonimo fumetto della DC Comics.

Negli ultimi tempi, ho sempre trovato le serie Netflix confortevoli, ma mai degne di note, mai prodotti capaci di entrare sotto la pelle. Questa sensazione di leggerezza (in senso non univocamente positivo) non si è, però, appalesata durante la visione di The Sandman.

Lo show mi ha stupito per tante ragioni e oggi provo ad analizzarne gli aspetti migliori e peggiori insieme a voi.

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Innanzitutto, è una serie con dei momenti molto intensi, che sa essere spietata nel descrivere anche la crudeltà dell’animo umano. In particolare, sono rimasto colpito dalla storia di Rachel e dalla fine della sua storia. È stata struggente la presentazione del connubio amore e morte nel terzo episodio della serie. Uno dei momenti più affascinanti e romantici nel senso più letterario del termine che io ricordi in uno show televisivo.

Ma anche il quinto episodio, in cui John prova a “plasmare” un mondo privo di ipocrisie, è un pugno che arriva in pieno stomaco. Non ci si difende da una storia schietta, cruda, che espone tutti i lati meno piacevoli dell’animo umano. Ma, soprattutto, è una puntata che ti fa davvero mettere in discussione ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

E se facessimo bene a trincerarci dietro le maschere? Esisterebbe un vivere civile se fossimo costretti a dire sempre e solo la verità?

Forse, la cosa che mi ha colpito di meno è stata la “velocità” di risoluzione dei vari nodi narrativi. Avrei preferito che, anziché avere tre macro-trame principali (la prigionia di Morfeo, John che utilizza il rubino e il vortice dei sogni) che si sono succedute nello scorrere della stagione, ci si limitasse a due di esse. Anche perché gli episodi “filler” e le digressioni narrate nello show non sono mai state dei riempitivi fini a sé stessi. Anzi, The Sandman ha dimostrato che si possono proporre episodi e momenti televisivi lenti e mantenere altissimo il coinvolgimento emotivo dello spettatore.

Ho apprezzato anche il cast della serie. Tom Sturridge è un Morfeo perfetto e anche Charles Dance nel ruolo di Roderick Burgess ha contribuito a creare un grande inizio di stagione e un debutto televisivo per una serie estremamente affascinante.

Che dire? Attendo con ansia la seconda stagione di questo show che ha riacceso il mio entusiasmo nei confronti dei prodotti originali Netflix.

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