Westworld ai Golden Globes era considerata da molti come la serie drammatica favorita a fare incetta di premi. E, malgrado alla fine non sia stato così, una tale stima degli addetti ai lavori (e non) sulla serie ideata da Jonathan Nolan non può che fare riflettere. Ho tanto parlato di serie-evento in riferimento a The Young Pope prima e a The Crown poi, ma probabilmente Westworld è lo show che più di tutti merita questa denominazione. Ma più che un evento televisivo, Westworld è un evento umano, sociologico e antropologico. Non è solo un passatempo, uno svago, no: Westworld ti pone davanti una domanda, una domanda in grado di farti tremare.
Cosa faresti tu al posto degli ospiti del parco?
Prima di andare avanti, però, ritengo vadano fatte delle premesse inerenti al soggetto e la trama della serie. Westworld è, infatti, un parco divertimenti che riproduce una regione dell’antico West Americano. Ci troviamo nel futuro e all’interno del parco non ci sono dei manichini, ma dei robot iper-realistici, che sono alla completa mercé dei visitatori (che possono ucciderli o stuprarli a piacimento senza rischiare ritorsioni). In questo parco divertimenti, però, c’è molto più di quanto sembri. Trame, linee narrative e misteri si celano dietro questa futuristica quanto controversa oasi per ricconi (depravati aggiungerei).
Lo show ci catapulta in un’atmosfera surreale, ma, paradossalmente, anche realistica. Ci fa credere che davvero un giorno la tecnologia potrebbe arrivare a realizzare tali aberrazioni. E l’aberrazione e il disgusto sono forse uno degli obiettivi cui la serie mira, dal momento che si assiste a un processo di umanizzazione di questi robot. Essi infatti iniziano a ricordare e, forse, a provare dei veri e propri sentimenti, facendo cadere quel velo di mistificazione attorno alla “correttezza” di poter disporre a piacimento di un essere inanimato.
La realizzazione di questa particolare serie è apprezzabile, vista anche la complessità di rendere realistico agli occhi dello spettatore questo mondo futuristico, in cui la tecnologia è davvero molto più avanzata di quella contemporanea. A volte gli effetti speciali non sono ai livelli dei film ad alto budget, ma non si può certo chiedere di più a uno show, su cui l’HBO ha sicuramente investito tantissimo, portando sulle scene, inoltre, un cast pieno di volti noti (di cui Hopkins è solo la punta di diamante).
Westworld, come detto, è un interrogativo. E’ una serie unica nel suo genere, che ha la crudezza tipica di Hunger Games, ma anche dei tratti più perversi e più psicologici, che inevitabilmente attraggono e affascinano uno spettatore curioso, che non si pone limiti nell’indagare la propria psiche e quella dei personaggi di questo futuro in cui sembra essere crollato ogni tabù morale.
Si tratta di una visione magari non adatta a tutti e, di sicuro, non lo show ideale per chi abbia voglia di farsi quattro risate, ma si tratta, ad ogni modo, di uno show interessante, che non può essere trascurato. Un vero e proprio esperimento televisivo, di cui sono curioso di vederne gli sviluppi.