Pechino Express 2017: opinioni e commenti sulla sesta edizione dell’Adventure-Game

Come ho già avuto modo di dimostrare sul blog, sono un grande appassionato di reality e, specialmente, di Pechino Express. Lo show targato rai due mi ha sempre divertito e, soprattutto, mi ha accattivato con la sua grande capacità di farci conoscere, in un modo scanzonato e a volte persino toccante, mondi nuovi. Zone del mondo così distanti e così attraenti si sono svelate di fronte alla telecamera dell’adventure-game, che, ammettiamolo, ha scatenato la curiosità di moltissimi spettatori.

Forse, però, una delle note dolenti di questa ultima edizione è legata proprio agli spettatori, dal momento che la sesta edizione, appena conclusasi, è stata seguita da molti meno spettatori rispetto al passato, giungendo a picchi di indifferenza che difficilmente ci saremmo aspettati per un programma tanto apprezzato, che, durante quest’annata televisiva, non era nemmeno in concorrenza diretta con il Grande Fratello Vip (reality della concorrenza).

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Le ragioni di questo risultato, a mio modo di vedere, sono da ricercare nella solidità (inesistente) del cast. Siamo abituati a sconosciuti, a figli di, a gente che forse non aveva vissuto nemmeno i suoi quindici minuti di fama prima di apparire a Pechino Express. Ma stavolta si è davvero toccato il fondo, con un cast composto da soli sconosciuti o figli di sconosciuti. Pensiamoci un momento; le uniche persone che potevano dirsi facilmente riconoscibili erano Francesco Arca, Antonella Elia, Jill Cooper e Guglielmo Scilla. Un manipolo di individui, comunque, non sulla cresta dell’onda negli ultimi anni. E, attorno a loro, sfortunatamente non si è creato nessun fenomeno-Marchesa (e per fenomeno-Marchesa intendiamo un personaggio capace di creare interesse pur senza contare su un pubblico consolidato nel tempo). Non sono venuti fuori personaggi capaci di attirare le luci della ribalta o di dimostrarsi – come appare tanto in voga attualmente – trash (nel senso buono della parola).

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Alla partenza ci aspettavamo di trovare qualche bizzarro figuro capace di strapparci una risata al solo vederlo? Bene, non lo abbiamo ottenuto. Abbiamo ottenuto la personalità borderline di Antonella Elia (capace di essere dolce come lo zucchero e arrogante come una snob a seconda dei momenti), la “coattagine” dei compositori (tanto sgraditi al pubblico quanto duri a morire nella competizione) e l’anonimato di coppie come “Figlia e Matrigna” e “Gli Egger”.

L’adventure-game, per il resto, è stato, come sempre, ben studiato e ha avuto il pregio di fare apprezzare culture orientali, di cui si conosce e si parla troppo poco, sotto un punto di vista tutto nuovo. La regia e i montaggi hanno fatto il resto, creando un programma comunque godibile, anche se più fiacco dei precedenti.

Dalla prossima edizione, dunque, mi aspetto di più. Più intrattenimento, più bizzarrie, più eccentricità, per far sì che un programma tanto interessante e divertente come Pechino non giunga a una dolorosa cancellazione!

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