Qualche settimana fa ho parlato, in un articolo, del debutto de “L’Amica Geniale” sulla RAI. L’attesissima serie basata sui romanzi di Elena Ferrante (che, proprio grazie alla serie, stanno spopolando nelle librerie) ha visto la luce grazie a una produzione italoamericana, che l’ha portata persino sulle frequenze HBO. Ma è stata davvero grandiosa quella che era stata presentata come una “serie-evento”?
A mio modo di vedere la serie è stata ben fatta, ma sicuramente più brillante nelle sue puntate d’esordio che in quelle finali.
Certo, per una stagione composta soltanto da otto episodi, è un commento strano da fare, ma ritengo davvero che le prime quattro puntate siano state più interessanti delle restanti. In qualche modo, infatti, il mondo intrigante di una Napoli ormai piuttosto lontana del tempo mi ha conquistato con veemenza con le prime puntate dello show; e ritengo, invece, di aver visto quasi “sgonfiarsi” davanti ai miei occhi questo mondo narrativo, con un finale che ha lasciato più interrogativi che emozioni.
Certo, è presto detto il motivo per cui la serie non ha avuto effettivamente un finale scoppiettante e perché, di fatto, non siamo tornati nel tempo presente, in cui la protagonista sta scrivendo la storia che viene poi raccontata, di fatto, nella serie. Il motivo è, come avrete forse immaginato, che ci sarà una seconda stagione, le cui riprese inizieranno con l’arrivo della primavera, ma le cui tempistiche di realizzazione sono tutt’ora ignote.
Ma cosa mi ha convinto meno in questa seconda parte di stagione, rispetto agli inizi?
Innanzi tutto, mi dispiace dirlo, ma ho trovato Margherita Mazzucco (Elena) non eccessivamente spumeggiante nel ruolo di protagonista. L’interprete di Elena da bambina, Elisa del Genio, per me è stata più credibile. Margherita Mazzucco, invece, si è sforzata di rendere un personaggio sicuramente complicato, sbavando, però, in almeno tre/quattro scene in cui la sua recitazione è apparsa davvero posticcia e poco credibile.
Inoltre, ho trovato poco avvincente lo sviluppo di storia che ha avuto la sua controparte, Lila (Gaia Girace), che, ad un certo punto, è stata più elemento di background che protagonista.
Paradossalmente il maggiore interesse l’ho provato per un personaggio apparso pochissimo, ovvero quel Nino Sarratore, che vediamo in solo poche scene e che, invece, sembra personaggio con potenziale, la cui storia, mi auguro, sia sviluppata nella stagione a venire.
Rimangono, ovviamente, i commenti e le impressioni positive quanto a fotografia, regia e produzione, ma ritengo che si sia fatto troppo poco per mantenere l’interesse sempre alto in tutto e otto le puntate, sebbene, certamente, non mi senta di bocciare questa miniserie, che spero avrà un futuro roseo e chiarirà i punti rimasti oscuri nel corso di questa stagione di esordio.
Non sono ancora riuscita a recuperarla, ma conto di farlo nelle prossime settimane. Ti saprò dire. Il libro (il primo) non mi ha entusiasmata e alla fine ho deciso di non continuare a leggere la saga completa. Vedremo se la serie mi farà venire la voglia di andare avanti oppure no!
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