Recensione de “Il Ritorno di Mary Poppins”: un sequel magico ma non eccezionale

Siamo ancora nel 2018, eppure la nostalgia è già partita. Nel 2019, come ben sappiamo, ci sarà un numero record di reboot (cosa che non mi entusiasma, ma di cui parlerò in seguito). La nostalgia, eppure, è già qui tra noi, grazie a quello che non è un reboot, bensì un sequel. E parlo de “Il Ritorno di Mary Poppins”, pellicola di Rob Marshall, che si pone come continuazione di “Mary Poppins”, film cult del 1964, in grado di segnare un’intera generazione e di inserire con prepotenza il suo personaggio principale, per l’appunto Mary Poppins, nell’immaginario collettivo, di cinefili e non.

Cerchiamo di capire, però, come è stato questo sequel e se, in definitiva, sentivamo l’esigenza di un film come “Il Ritorno di Mary Poppins”. Vi anticipo, però, che questa recensione sarà davvero poco seria, dato che ho stentato a seguire il film di Marshall senza ridere.

Partiamo col dire che il doppiaggio è sicuramente la cosa peggiore del film, sia dal punto di vista della sincronizzazione sia dal punto di vista di voci scelte. Dopo tre minuti di visione, mi sono ritrovato a dire “sembra il doppiaggio di Real Time”.

marypIn secondo luogo, mi sono stupito quando sono venuto a conoscenza della candidatura del film come miglior colonna sonora, dato che la colonna sonora – nella sua versione tradotta, almeno – non è nulla di speciale. Ti fa rimpiangere le canzoni del primo film.

La storia ideata per il film è accettabile, anche se il fan service abbonda. Non ci fossero tutti quei balletti degli acciarini, arriverei persino a dire che la trama poteva anche essere intrigante. Ma, purtroppo, si è preferito fare un musical tradizionale, in cui la trama, a un certo punto, è andata beatamente a farsi benedire, per poi arrivare ad un finale in cui tutto è andato bene, senza un vero perché. Da questo punto di vista, infatti, il film è davvero “vintage”, perché dipinge una realtà in cui il lieto fine è quasi un obbligo. In cui le cose vanno bene, anche se non ci si sforza poi tanto, e l’antagonista (interpretato da Colin Firth nel film) non è altro che una macchietta destinata al fallimento.

L’elemento migliore del film è, a mio modo di vedere, il cameo di Meryl Streep nei panni della cugina Topsy. La scena che la vede protagonista è briosa ed esilarante. Il suo personaggio è cartunesco, ma in senso assolutamente positivo. Unica controindicazione della sua apparizione? Il film, a quel punto, sembra una pellicola dedicata ai trip mentali a seguito dell’uso di droghe pesanti.

marypop

E la difficoltà a mantenere un tono serio nel fare questa recensione è acuita da una Mary Poppins, che mantiene uno sguardo “malandrino” per l’intera durata della pellicola. Sembra sempre pronta a dire “No, mai nella vita”, e invece dice sempre “Si può fare!”. Ringrazio una mia amica per un piccolo paragone. Osservando la mimica di Emily Blunt nel film ha affermato che il personaggio sembrasse quasi “mafioso”, una sorta di Rosy Abate in un film Disney.

Quindi, che dirvi? Se volete vedere un film con “”Rosy Poppins”” in un universo zuccherato e colorato, con un quantitativo inverosimile di canzoni (anche quando non se ne sente il bisogno), e avete bisogno di un film che vi rassicuri sul fatto che ci sarà un lieto fine nelle vite di tutti, allora “Il Ritorno di Mary Poppins” è il film che fa per voi!

2 pensieri riguardo “Recensione de “Il Ritorno di Mary Poppins”: un sequel magico ma non eccezionale

  1. Non ho visto il film, lo premetto.
    Ho appena letto un’altra recensione dove dice il tuo esatto opposto 😂
    Dovrei vederlo per giudicare, ma fondamentalmente non ne ho voglia.
    Quando ero piccolo non ho mai amato più di tanto Mary Poppins, nonostante i valori trasmessi dal film siano tanti, preferivo guardare i cartoni della Disney.
    Secondo me l’idea del remake è carina, basta che non la rendano una saga, ormai va di moda fare 300 film invece che uno

    Piace a 1 persona

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