Ho faticato non poco a trovare un titolo adatto a questo pezzo, ma sentivo l’esigenza di esprimere qualche opinione inerente SKAM Italia, serie conosciuta grazie al blog “Illettorecurioso”.
Prima di addentrarci nell’articolo, specifico che SKAM è una serie prodotta da Timvision (visibile in streaming), che traspone un concept norvegese. La seconda stagione, di cui ho appena ultimato la visione, tratta le vicende di Martino e Niccolò, due liceali. Il primo scopre, conoscendo proprio Nicolò, di essere attratto dai ragazzi (e nel corso della serie si identificherà come “gay”), e si innamora di questo ragazzo, che conosce per caso. La loro storia sarà piuttosto travagliata e permetterà al regista di offrire uno spaccato della vita dei liceali e di varie problematiche che affrontano, che vanno dalla relazione coi parenti alle dinamiche che si creano nei gruppi di amici.
Mi è parso strano appassionarmi alla serie. Sono sincero, credevo potesse rivelarsi un prodotto fruibile solo da adolescenti. Ma così non è stato.
Le ragioni per cui l’ho seguita e per cui consiglio di seguirla sono fondamentalmente due.
Scoprire l’adolescenza al giorno d’oggi: la serie, infatti, prima ancora che trattare il problema dell’omosessualità, cerca di descrivere, coi suoi personaggi, gli adolescenti di oggi. Il loro modo di fare, il loro modo di relazionarsi, il loro modo di amare.
Certo, a parte i problemi di salute di cui è affetto uno dei protagonisti, trovo comunque che la serie sia fin troppo imbottita di “adolescenti semplici e in equilibrio”. In qualche modo il personaggio che emerge dell’adolescente è una sorta di individuo in divenire, che non è né troppo complicato né troppo semplice. Si perde in un bicchier d’acqua, crede di aver problemi enormi, eppure ha quella ineguagliabile capacità di fregarsene, quando realizza che ciò che conta è il proprio interesse e il proprio benessere.
Scoprire l’omosessualità nel mondo degli adolescenti: una tematica sempre poco affrontata, nel nostro Paese quanto meno, è la scoperta dell’omosessualità. Nei film quasi sempre l’omosessuale è chi si affranca dai genitori, chi inizia a vivere la vita da adulto, perché è troppo intimorito dalla propria famiglia per vivere il suo orientamento nell’adolescenza, che è, in definitiva, un periodo di vita in cui è troppo “acerbo” e indifeso.
La serie, invece, sembra voler ammettere che le cose stanno cambiando (o che devono cambiare). Oggi accettarsi deve diventare più facile (ai genitori, semmai, deve importare che il figlio stia bene e che instauri una relazione proficua con loro piuttosto che frustrarsi nei panni dell’eterosessuale). A Martino, in qualche modo, le cose vengono facili. Anzi, il suo dichiararsi lo aiuta a ricostruire un rapporto ormai incrinato con la madre. Lo aiuta a far pace con le persone attorno a lui.
La serie, insomma, è quasi uno spot alla sincerità. Sincerità che permette a tutti di essere se stessi e di essere onesti con gli altri.
Io, personalmente, trovo che la descrizione degli eventi, forse a causa del tempo limitato, sia troppo edulcorata, ma devo riconoscere di aver trovato la serie positiva e importante per aver reso problematiche, spesso scottanti, assolutamente “normali”.
Ci vorrebbero decisamente più programmi che permettessero a tutti di non sentirsi sbagliati, di non aver paura di se stessi per il semplice fatto di essere diversi dalla maggior parte degli altri!
Bellissima recensione! La aspettavo con curiosità.
Sono curiosa di scoprire come evolverà la serie. In particolare mi incuriosisce quella che sarà la quarta e, se segue le orme dell’originale, verterà su Sana e sul tema della religione
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Vedremo che cosa ne esce. E’ una serie ben realizzata, comunque. Gli attori, seppure in erba, recitano in modo migliore di tanti attori di serie più importanti.
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