BIRD BOX: Recensione dell’ultimo fenomeno Netflix

Da giorni ormai non si parla d’altro che di questo film, che è, a sua volta, la trasposizione di un romanzo di Josh Malerman. Facebook e gli altri social sono letteralmente invasi dalle inserzioni pubblicitarie di questo film che ha battuto ogni record su Netflix.

Stiamo parlando di una pellicola di Susanne Mier con protagonista Sandra Bullock, nei panni di Malorie Hayes, una sopravvissuta a un disastro di cui fatichiamo bene a leggere i contorni in un’America post-apocalittica.

La storia al centro di questo film, distribuito prevalentemente su piattaforma digitale (Netflix, per l’appunto), vede il mondo sconvolto da una minaccia indefinita, da un “qualcosa” (non mi sovvengono termini migliori) che spinge la maggior parte delle persone a suicidarsi. Non capiamo bene, durante la visione, se questa minaccia sia rappresentata da una creatura concreta o da qualcosa ancora più astratto. Il fatto poi che i malati di mente non vengano spinti al suicidio, ma anzi trovino meraviglioso ciò che le creature fanno loro vedere, mi porta a pensare che l’intero film potrebbe essere riletto in chiave metaforica.

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Ad ogni modo questa avventura post-apocalittica costringe i protagonisti a coprire i propri occhi con una benda, pur di non incrociare lo sguardo con le creature che li porterebbero alla pazzia, e che, in più scene, li irretiscono parlando con la voce dei cari perduti dai vari personaggi.

Bird Box, che si sviluppa su due piani narrativi, il momento in cui inizia l’emergenza e cinque anni dopo dal momento in cui le creature hanno invaso il mondo, è un film che tiene lo spettatore costantemente allerta e che ne stimola l’interesse. Non è un film perfetto perché indaga poco su quello che sta accadendo e si focalizza quasi unicamente su come le persone reagiscono a questo terrore indefinito, lasciando, però, lo spettatore con un pizzico di amaro in bocca. Almeno dal mio punto di vista avrei preferito un’impostazione più oggettiva e una narrazione più “onnisciente”.

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Il film, però, si avvicina a tante altre opere post-apocalittiche e, in qualche modo, le supera brillantemente. Mi basta pensare al film “ A Quiet Place”, anch’esso ambientato in un America post-apocalittica e invasa da creature aliene spaventose. Paragonando a esso Bird Box, mi sento dire che il film della Mier sia meglio realizzato e più intrigante.

Quindi, che dirvi? Trovo che sia un bel modo di impiegare due ore. Netflix raramente floppa e sicuramente non l’ha fatto con questo film, i cui milioni di visualizzazioni, magari, mi fanno pensare che presto la nuova frontiera del cinema potrebbe essere proprio Netflix o altre piattaforme di streaming!

6 pensieri riguardo “BIRD BOX: Recensione dell’ultimo fenomeno Netflix

    1. Io ritengo che la differenza fra persone ritenute sane e non sane di mente non fosse casuale. Che le differenti reazioni stavano quasi a sottolineare come i “presunti” sani possono essere anche più fragili degli insani. E in qualche modo anche il fatto che non si sia mai vista una creatura può far pensare che tutto quello che succeda alle persone che si suicidano sia una sorta di allegoria della malattia mentale.

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