Buongiorno lettori, oggi ci tuffiamo nella recensione di un film recentemente rilasciato nei cinema italiani. Mi riferisco a “Croce e Delizia”, film di Simone Godano, con protagonisti Alessandro Gassman e Fabrizio Bentivoglio. Una pellicola così densa di aspetti sia comici che drammatici, combinati con equilibrio e maestria, da farmela definire, come si legge nel titolo, un “dramedy” (definizione utilizzata anche da Gassman per parlare del film).
La storia del film, attualmente in sala (e che io consiglio appassionatamente a tutti gli amanti del cinema italiano), ruota attorno all’imminente matrimonio fra due uomini adulti, dei padri di famiglia, uno divorziato e l’altro vedovo, che, per una casualità misteriosa, a dispetto di tutte le differenze tra loro (evidenti, per altro), finiscono per innamorarsi.
È un film che affronta svariate tematiche e che utilizza un repertorio, all’apparenza, impregnato di cliché, ma che, in realtà, è utile al regista per affrontare con spensieratezza e lungimiranza problematiche anche piuttosto spinose.
I temi che maggiormente attribuiscono spessore a una pellicola, che io mi sarei aspettato molto più leggera e scanzonata, sono fondamentalmente due: l’omosessualità, specialmente, quando essa si cala e si relaziona in contesti meno “avanguardisti”, in cui risulta ancora opprimente l’idea di una necessaria mascolinità enfatizzata, e, come secondo tema (ma non meno importante), il rapporto tra genitori e figli.
Per immergerci in queste tematiche il regista, come accennato prima, ricorre a dei cliché (e, tuttavia, qui non ne parlo in modo dispregiativo). Tutto parte dall’incontro/scontro fra una “coattissima” famiglia romana e una famiglia tanto agiata quanto fricchettona. Sono due mondi opposti, rappresentati proprio da Bentivoglio (Tony) e da Gassman (Carlo). Due mondi che, però, nel loro essere, a primo impatto, così facili da ricondurre a degli archetipi sociali, riescono a sorprendere lo spettatore nel momento in cui si inizia ad andare più in profondità. Si rimane davvero spiazzati (in senso positivo), quando si scorge come l’essere ricchi e colti, talvolta, possa andare di pari passo con una vita relazionale priva di empatia e di affetti reali. E questo mondo, bello solo in superficie, viene ulteriormente smascherato quando si scopre come, anche dietro una famiglia di ceto sociale più basso, con meno cultura alle spalle, si possano scorgere dei sentimenti e una capacità di emozionarsi sconosciute ai più.
In qualche modo Godano sbugiarda due modelli sociologici estremi, arrivando, poi, a lanciare un messaggio di inclusione e di accettazione, che trascende il mero problema degli orientamenti sessuali. Al di là degli scherzi, delle emozioni, del dolore, dei pianti e delle risate presenti in “Croce e Delizia”, ciò che resta allo spettatore è l’idea di famiglia, di vicinanza, di superamento degli ostacoli.
Devo ammetterlo, avevo delle aspettative molto più basse, dopo aver visto il trailer. E, invece, mi sono ritrovato di fronte a un film così denso di spezzoni di vita, tutti diversi e tutti interessanti, arricchiti da un brio comico perfettamente calibrato, da lasciarmi a bocca aperta.
Consigliandovi (nuovamente) di dare una chance al film, vi anticipo che la scena che ha coinvolto Jasmine Trinca (Penelope) e Alessandro Gassman, a mio modo di vedere, è stata davvero straordinaria, da sola in grado di giustificare il prezzo del biglietto. Un momento toccante, profondo, che ti dà la chiave di lettura di un film che gira attorno, poi, alla figura dell’istrionico Tony, padre di Penelope, impersonato da un Fabrizio Bentivoglio da applausi, che ha saputo perfettamente calarsi nei panni di un personaggio che, per tutti coloro che gli girano attorno, è “un po’ croce e un po’ delizia”!