Due settimane fa, sull’account instagram del blog, ho chiesto a voi lettori cosa mi consigliavate di vedere, e mi avete risposto, suggerendomi “Big Little Lies”, miniserie del 2017 creata da David E. Kelley e basata su un romanzo di Liane Moriarty.
Bene, del suggerimento vi ringrazio infinitamente. Come si intuisce dal titolo, infatti, ho amato Big Little Lies, che, a quanto ho avuto modo di vedere, è stata un prodotto non solo largamente apprezzato dal pubblico, ma altresì riconosciuto e premiato dalla critica.
Sono davvero numerorisissime le candidature e altrettanto numerosi sono i premi per la serie.
Big Little Lies, per chi non l’avesse vista, è una serie dedicata alle storie di un gruppo di mamme nella soleggiata cittadina di Monterey. Le storie di queste madri vengono raccontate con un flashback rispetto al momento in cui si è verificato un omicidio. E, seguendo un format abbastanza diffuso, tutto il programma ruota attorno alla curiosità di scoprire chi morirà.
Lo show, però, è molto più di un thriller psicologico. È un programma che riesce a farti immergere in un universo suggestivo e intrigante, l’universo delle ricche famiglie californiane, alle prese con problemi, più o meno, gravi.
Il cast è chiaramente il fiore all’occhiello di questa miniserie. Basta fare pochi nomi per capire quali fossero le aspettative e il budget per un prodotto come Big Little Lies, in cui recitano Nicole Kidman e Reese Witherspoon, protagoniste insieme a Shailene Woodley.
Ciò che più mi è piaciuto della serie è come, inevitabilmente, lo spettatore finisca per immergersi nelle storie e nell’ambientazione. Diventa realmente padrone di quelle che sono le atmosfere che le protagoniste vivono. Questa immedesimazione, poi, è arricchita dal fatto che il regista (grazie all’ottimo cast) riesce a creare personaggi diversissimi e vividi, tutti, senza eccezione. Ogni personaggio ha le sue particolarità e risulta estremamente realistico.
Mi ha stupito altresì il fatto che, in soli sette episodi, mi sono ritrovato a provare una considerevole empatia anche per i personaggi più imperfetti, come Maddeline, ad esempio, che, in qualsiasi altro contesto, avrei trovato un vero e proprio disastro non meritevole di giustificazioni o sostegno. E, invece, anche i personaggi più complessi e ambivalenti, in Big Little Lies, hanno la loro ragion d’essere. Arrivo quasi a dire che è il contesto e la loro ricchezza smodata a rendere i vari personaggi egoisti e incostanti.
Non so, però, se la denuncia di un determinato stile di vita fosse l’obiettivo del regista. Piuttosto credo che la sua volontà fosse quella di mostrare, in scena, un frammento di vita. Descrivere un contesto sociale e dei personaggi, che hanno pregi e difetti, e non devono chieder scusa per come sono, come a dire “a Monterey le persone sono così…”
Devo dire, comunque, di aspettare con grande ansia la nuova stagione di Big Little Lies, in cui si aggregherà al cast Meryl Streep!
Unico difetto della serie? Il colore dei capelli di Nicole Kidman. Le sbatteva più di quanto non la sbattesse il marito, se mi permettete il gioco di parole!
Mi intriga ma non l’ho ancora vista!
Se ne la prossima c’è meryl allora devo recuperarla!
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Consiglio vivamente il recupero 🙂
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