Femminismo transfobico, rivendicazione dei diritti dei maschi e altri controsensi del nostro tempo

Oggi più che un articolo, vorrei pubblicare una mia riflessione su una tematica sociale che mi è balzata all’attenzione negli ultimi giorni.

Come sappiamo, da diverso tempo ormai va avanti il movimento #MeToo e soprattutto il mondo di Hollywood e della televisione sembra spingere per una diversa rappresentazione della figura femminile. Si vuole dipingere la donna come soggetto capace di spiccare, di controllare la realtà che la circonda e di scegliere autonomamente.

Fin qui nulla di male. Era anche ora che le donne assumessero pari posizione rispetto agli uomini e che al cinema venissero proposte eroine forti e indipendenti. Ma ogni rosa ha le sue spine e, a fronte di un movimento sicuramente positivo, si sono sviluppati fenomeni negativi.

Partiamo, innanzitutto, da un dato oggettivo: questo femminismo non sempre e non con la dovuta convinzione ha rappresentato le donne trans. Viviamo in un’epoca in cui ancora le donne trans vivono all’ultimo posto della scala sociale e non vengono accettate nemmeno da chi battaglia per il riconoscimento dei diritti delle donne. Non a caso nell’ultimo anno la Rowling è finita nell’occhio del ciclone per aver detto che le donne trans non sono vere donne (vi allego un articolo per chiarezza).

Ma non solo. Ultimamente mi è capitato di leggere, tanto su Instagram che in alcuni gruppi facebook, come questo femminismo venga frainteso dagli uomini. E, più precisamente, dagli uomini bianchi ed eterosessuali, la classe privilegiata che non deve preoccuparsi delle derive sociopolitiche degli ultimi anni.

Addirittura si afferma come Hollywood, per assecondare il movimento #MeToo, starebbe proponendo personaggi positivi esclusivamente di sesso femminile (o maschi omosessuali), dando una rappresentazione negativa e deprecabile dei maschi bianchi eterosessuali.

In effetti, penso che in alcuni casi si esageri. Per esempio la decisione di tagliare Li Shang dal live action di Mulan sia una bella porcata – come se fossimo costretti a rieditare le storie per far sì che le donne non possano innamorarsi di nessun uomo o come se la presenza di un uomo nella vita di una donna comprometta la sua possibilità di affermarsi – oppure la scelta di inserire segmenti narrativi del tutto inutili nel live action di Aladdin solo per far emergere la figura di Jasmine.

Ma il fatto che alcuni operino delle scelte di convenienza – per piacere a un pubblico che, piuttosto che ragionare sul valore narrativo di un personaggio o di una storyline e rendersi conto della natura fittizia di un’opera, va avanti per dogmi – di certo non rende attuale una campagna per la rivendicazione dei diritti degli uomini bianchi eterosessuali (come sta accadendo sui social, con sempre più movimenti che si diffondono).

Viviamo ancora in una società in cui le minoranze non hanno gli stessi diritti degli uomini eterosessuali, quindi iniziare contromovimenti potrebbe solamente far passare un messaggio da parte di questa categoria: non solo non vogliamo sostenervi nelle vostre rivendicazioni, ma soprattutto non mettete in discussione la nostra supremazia.

Purtroppo, continua a essere condivisa – anche a causa di estremismi da parte di chi si batte per i diritti delle minoranze, evidentemente non giustificabili da anni di oppressione agli occhi dei più privilegiati – l’idea che i diritti civili siano escludenti. Che se li ha qualcuno, qualcun altro li deve perdere. E non è affatto così. Lo dimostrano i paesi del Nord Europa, in cui lo stato sostiene indiscriminatamente tutte le categorie di persone, senza far passare l’idea che esistano umani di serie A, B o C.

Riguardo all’aspetto della rappresentazione cinematografica degli uomini, ci tengo a spiegare qualcosa – che a me risulta chiaro – che non viene sempre compresa.

Se in questo momento storico le storie di donne forti attraggono il pubblico, non c’è nulla di male. Possiamo anche tollerarlo. Se veramente parità fra i sessi ci sarà, non ci sarà più bisogno di compensare la realtà con la cinematografia, di far vedere al pubblico le storture sociali. Se parità ci sarà, tutti saranno più liberi di scrivere soggetti cinematografici, valorizzando i personaggi a prescindere dal sesso o dall’etnia o dall’orientamento sessuale. A volte c’è una tendenza a ipercompensare – sviluppatasi soprattutto dopo l’elezione di Trump – ma non ci vedo nulla di male. Se vivi un periodo in cui il razzismo e la discriminazione torna a farsi sentire (nel paese leader per il cinema), il minimo che ti puoi aspettare è che si moltiplichino i film su tematiche sociali.

Se, d’altra parte, gli antagonisti in queste storie di riscatto sono spesso da ricercare nella categoria degli uomini bianchi eterosessuali lo si deve al fatto che la filmografia deve riprodurre la realtà. E le donne, come le altre minoranze, nella storia hanno subito violenza da quella categoria in maggior misura rispetto alla violenza e ai soprusi derivanti da altre categorie. Quindi, si tratta solo di imitare la realtà. Non è un’illazione, basta controllare le statistiche sulle violenze subite da donne o omosessuali in Italia per capire che quasi mai gli autori di queste violenze siano individui di una minoranza sociale (si tratta quasi sempre di maschi bianchi etero).

Spero la riflessione non sia risultata pesante. Penso soltanto che tutte le persone di cervello debbano stare sempre dalla stessa parte e sostenersi a vicenda verso il raggiungimento degli obiettivi sociali e personali, a prescindere dal sesso, dall’orientamento sessuale e dall’etnia. Le donne forti non escludono gli uomini forti. Ma se in questo momento è necessario dirlo, gli uomini possono anche accettare che questo messaggio venga convogliato anche a discapito dell’esposizione mediatica del sesso maschile (problema comunque che mi sembra enfatizzato in modo esagerato da certi spettatori).

Basta con questa idea dei diritti che diminuiscono e non crescono. Basta con una cultura che propina che certi soggetti sono migliori degli altri. Siamo tutti uguali, nasciamo allo stesso modo, respiriamo allo stesso modo e abbiamo la possibilità di definire la nostra persona con le scelte che facciamo.

7 pensieri riguardo “Femminismo transfobico, rivendicazione dei diritti dei maschi e altri controsensi del nostro tempo

  1. Le donne forti non escludono uomini forti e viceversa, ma a volte, chi fa le storie non ci arriva ed esagera in un senso o nell’altro.
    E a me fanno schifo tutti e due, non è che per pareggiare la figaggine devi rendere cacchetta l’altro lato, è un ritorno a bambinaggine tipo maschi vs femmine nei primi anni delle elementari, solo che i bambini e le bambine hanno ottime scuse per essere infantili, gli adulti no (e sono anche nella posizione per fare danni seri, avendo una platea e dei mezzi economici per promuovere i loro messaggi).
    Oggi, quando va bene, i due poli sono forti a corrente alternata – un film io, un film tu, o una scena io, una scena tu – e spesso non vedo un reale sforzo per pareggiare eroismo, moralità decente e competenza di tutti i lati coinvolti.
    E se vogliamo, non è nemmeno roba nuova: ricordi che anni fa, in Italia, si pubblicizzava una patata con extra dosi di selenio, e lo spot prevedeva di fare domande a caratteristi molto bravi a fare la faccia da babbeo, che non pensavano che il selenio fosse DJ Selenio o cose simili.
    Prova a fare lo spot con una donna in quella posizione e sarà come lanciare escrementi sul ventilatore.

    Sul fronte etnico non è molto diverso: la Johansson che fa Motoko nel Ghost in the Shell Netflix è un problema di bieco whitewashing, Will Smith che interpreta personaggi originariamente bianchi in alcuni suoi film (Men in Black, Io sono leggenda, forse anche Wild Wild West – ma qui niente mano sul fuoco) non dà alcun problema.

    È un discorso che si potrebbe continuare all’infinito, ma non è questo che mi interessa.
    A me i personaggi che fanno i fighi, simpatici, competenti, eroici, moralmente decenti (ma non impeccabili) piacciono a prescindere dalla forma e dalla funzione dei loro genitali, ma portare avanti una poetica da asilo infantile in cui metà del cielo fa schifo è un colore specifico, pure… beh, mi fa pensare che a certa gente non dovrebbe essere concesso nemmeno di scrivere i biglietti della fortuna, altro che libri, film, fumetti e videogiochi! XD

    Quando qualcuno capirà che certe divergenze non sono opposte, ma complementari, sarò felice di apprezzare una storia, ma in nome di Hastur, datemi personaggi decenti di tutte le forme (donne, uomini, trans, altre conformazioni che non conosco) e colori e se dovere mettere un messaggio, che non sia “sei speciale perché hai la vagina/il pene” o “vincerai perché sei nero/bianco/viola/ottarino” perché mi passa la voglia di leggere un libro o guardare un film. 😛

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