Buongiorno, lettori.
Oggi mi piacerebbe parlare di un tema che mi sta particolarmente a cuore, ovvero quello della tutela della biodiversità. Intendo affrontare questo argomento per il tramite di un breve commento al documentario a puntate “Hostile Planet“, che ho di recente visto su Disney+.
Hostile Planet, per chi non lo sapesse, è una produzione National Geographic con la narrazione di Bear Grylls, che si occupa di portarci a esplorare sei diversi habitat del nostro pianeta (montagne, oceani, deserti, praterie, ghiacciai, foreste) per mostrarci quanto complessa stia diventando la lotta per la sopravvivenza delle specie.
Pensare che questi documentari sono stati girati addirittura prima degli incendi nella Foresta Amazzonica e in Australia, mi fa pensare che da allora le cose si siano complicate ancora di più.
Comunque, non posso che esprimere quello che è un mio pensiero consolidato e dirvi quanto consideri accattivanti le produzioni National Geographic e quanto io consigli questa serie agli amanti del genere. Tuttavia, il focus di questo articolo non può che essere un altro. Bisogna parlare della consapevolezza che deriva dalla visione di un simile programma. Devo ammetterlo, soltanto osservando coi miei occhi la realtà dei fatti, sono riuscito a rendermi conto di quanto pericolosa sia la deriva che ha preso il pianeta negli ultimi anni.
Troppo spesso, infatti, sottovalutiamo quello che sta accadendo nel mondo. L’uomo contemporaneo ha smesso di preoccuparsi del futuro e dell’importanza che i patrimoni che la natura ci ha concesso vengano salvaguardati. Siamo arrivati in un’era di consumismo estremo, in cui ogni bene in più prodotto ha meno valore di quello che viene sacrificato per produrlo.
Più il clima sale, più l’ambiente diventa ostile per tutti gli animali che popolano il nostro pianeta (e le conseguenze stanno arrivando anche a toccare l’uomo nelle zone del nostro pianeta dove le piogge sono rare e limitate a una sola stagione).
Non so se è un argomento che può convincere molti, ma io provo un dispiacere fortissimo a pensare che fra cinquant’anni la biodiversità del nostro mondo sarà molto, molto ridotta e sopravvivranno solo le specie in grado di adattarsi alle maggiori temperature, ai minori spazi non sfruttati dall’uomo e all’inquinamento.
So che ci sono state tante battaglie sull’argomento, ma credo che bisogni arrivare presto a una soluzione. Non possiamo accettare di vedere bruciare le nostre foreste, di vedere morire di sete gli animali nella Savana e di fame gli animali che vivono nei poli, a causa di un ambiente che cambia troppo velocemente perché ci si possa adattare.
Ritengo che una maggiore sensibilizzazione sull’importanza della natura e sulle bellezze che ha da offrire sia quanto mai auspicabile. Anche perché, di questo passo, presto anche l’uomo avrà risorse ESTREMAMENTE limitate. E, dunque, non posso che sottolineare l’importanza della visione di documentari come quelli National Geographic, in quanto prodotti davvero stimolanti e che arricchiscono lo spettatore in termini non solo di conoscenza ma anche di moralità.
Purtroppo, mi rendo conto che il pensare all’ “eternamente ora” sia un problema diffusissimo e che coinvolge molti più ambiti di quello della tutela della biodiversità. Basti pensare a come è stata sempre gestita l’economia in Italia nei decenni precedenti, pensando solo alla pancia di quelli che votavano e mai di quelli che sarebbero arrivati dopo di loro.
Insomma, credo ci sia un problema sia di comunicazione che di cultura. Abbiamo troppe volte rassicurato le persone che non sta succedendo nulla di grave, fino al punto che tutti si sono sentiti a posto con se stessi e hanno sottovalutato i cambiamenti verso i quali stiamo andando incontro.
Forse il post è stato un po’ troppo “pesante”, ma mi sentivo di scrivere questi pensieri sparsi causati dalla visione di “Hostile Planet”, serie che consiglio di recuperare a tutti per scoprire come stiano andando le cose nel mondo e quali siano le conseguenze dell’agire privo di lungimiranza dell’uomo.
chissenefrega dell’orso bianco che si estingue e delle bellezze naturali che non vedremo mai più. è questo l’importante “Anche perché, di questo passo, presto anche l’uomo avrà risorse ESTREMAMENTE limitate”!
con il corso che sto studiando e che ho ribattezzato Gestione cose marine per riassumere, noto proprio il problema della pesca e dell’industrializzazione in generale; stanno scomparendo interi livelli trofici con conseguenze non solo economiche (no pesci no pescatori) ma anche ecologici: chi mangia le alghe se mangiamo solo carnivori, in mare? potrebbe esserci un ulteriore bloom algale con l’avvelenamento delle acque o la rinascita di batteri e virus intrappolati nei ghiacciai
hai fatto molto bene a parlare di questo argomento^^
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Grazie, Tony!
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Molto interessante, sembra proprio in linea con i miei gusti. Peccato mi sia scaduta la settimana gratuita! Questo lo avrei visto volentieri.
Avevo anche iniziato il documentario a puntate di Gordon Ramsey, sembrava carino
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