I temi portanti de “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde

Buona domenica, amici lettori.

Oggi ritorno sul luogo del “delitto”, ovvero torno a parlare di uno dei miei libri preferiti, ossia “Il ritratto di Dorian Gray“.

Ho riletto il capolavoro di Wilde nell’ultima settimana per il gruppo di lettura a cui partecipo e oggi ho deciso di scrivere un piccolo approfondimento, dedicato a quelle che sono le principali tematiche del romanzo.

Una riflessione sulla borghesia

Credo che uno dei temi che stava più a cuore a Wilde, nello scrivere il romanzo, fosse quello dell’analisi della classe sociale borghese o – più estensivamente – più benestante della Londra descritta nelle sue pagine.

Conoscendo i travagli subiti dall’autore a causa della propria sessualità, credo che “Il ritratto di Dorian Gray” sia un tentativo di smascherare i limiti di una classe sociale intrisa di benpensantismo.

Dorian Gray non è un personaggio positivo, anzi tutt’altro. Ciononostante, nel suo essere contrapposto al resto della società, può essere visto come un rivoluzionario, come qualcuno in grado di non essere schiacciato dai pettegolezzi e dalle dicerie sul proprio conto. Non si suicida, non si considera un uomo finito a causa dei suoi comportamenti sulla bocca di tutti i censori della sua classe sociale, a differenza di tante altre persone che non riusciranno a sopravvivere con l’infamia delle proprie trasgressioni.

La vita come opera d’arte

Credo che “Il ritratto di Dorian Gray” sia il punto più alto dell’estetismo letterario. Una corrente di pensiero in cui l’arte è la perfezione estetica, il piacere è scevro da ogni morale e le sensazioni sono più importanti dei sentimenti. 

A modo suo, il capolavoro di Wilde è un manifesto di una certa visione della vita.

Potremmo dire che si prende consapevolezza di tutti quei limiti che l’uomo si è sempre posto a causa della morale, a discapito della propria soddisfazione edonistica.

Tuttavia, la riflessione che viene portata avanti presenta delle ambivalenze. Non so se dipenda da un fattore editoriale e di pubblico, ma di certo il finale di Dorian nel libro mette in discussione la visione estetica della vita. Quanto meno, mette in discussione il vero valore del piacere. Un piacere privo di morale conduce alla perdizione.

Il peccato

Malgrado una visione edonistica della realtà e dell’esperienza umana, ciò che sembra onnipresente ne “Il ritratto di Dorian Gray” è il concetto di peccato. Peccato da intendere in modo metafisico: qualcosa in grado di macchiarti l’anima. 

Qui mi avventuro in una speculazione personale più che in un’interpretazione. Ritengo che ogni uomo, durante la vita, prima o poi commetta un’azione di cui prova un profondo pentimento. Un pentimento così forte che lascia davvero una traccia nel proprio inconscio e che riaffiora nei momenti di debolezza.

Penso che si debba partire da questo assunto per parlare del peccato nel libro di Wilde. Il peccato è la spiegazione trascendente a un senso di rimorso che attanaglia chi si pente delle proprie dissolutezze o dei propri crimini. 

Avete mai letto “Il ritratto di Dorian Gray”? Che ne pensate di queste tre macro-tematiche?

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3 pensieri riguardo “I temi portanti de “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde

  1. Non so se Dorian possa essere visto come un rivoluzionario: in realtà, in metafora, è esattamente l’uomo del suo tempo. Secondo me nel libro Oscar Wilde mette in scena esattamente quella che era la morale borghese vittoriana, fatta principalmente di ipocrisia: il valore fondamentale era la rispettabilità, il mantenere le apparenze, avere una faccia pulita in pubblico nonostante le turpi abitudini che uno poteva mantenere nel privato. Wilde stesso viveva secondo questo assunto (a parte il fatto che l’omosessualità non è una “turpe abitudine” ovviamente), nascondendo la parte di sé che non era socialmente accettabile e soccombendo nel momento in cui è stata smascherata.
    Dorian è quindi secondo me il perfetto vittoriano: eternamente giovane, eternamente bello, eternamente affascinante, che nasconde in soffitta la testimonianza delle sue depravazioni di cui nessuno deve essere a conoscenza.

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