Recensione di “Bloodpink” di Gianluca Celentano

Buongiorno, amici lettori.

Finalmente si ritorna a scrivere recensioni. Oggi vi parlerò di un libro assai particolare che mi è stato inviato dall’autore, Gianluca Celentano, che ringrazio per la fiducia e per la pazienza. Il libro in questione si chiama Bloodpink.

DI COSA PARLA BLOODPINK?

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Non si può negare che il romanzo di Gianluca Celentano sia un’opera sperimentale. Bloodpink è un romanzo criptico, dai tratti fortemente onirici, che miscela atmosfere distorte, flashback e personaggi che sfuggono dalle normali logiche di comportamento.

Sara, la protagonista, è una sopravvissuta che, quasi per caso, torna a pensare a quello che era stato il suo migliore amico, con il quale condivide un passato che non riesce a ricordare fino in fondo. Incontrare di nuovo il suo migliore amico di scuola, che prende il nome di Hikiko (dal fenomeno dell’Hikikomori), dà una svolta alla vita di Sara. Si sblocca qualcosa nella sua memoria e la sua realtà incomincia a complicarsi, in un susseguirsi di eventi che portano il lettore a chiedersi cosa sia reale e cosa no.

MUSICA E RIFLESSIONI

I leit motiv di questo romanzo sono la musica e le riflessioni sul reale dell’autore.

I personaggi di Bloodpink, infatti, citano una serie di brani che fanno da costante sottofondo a tutte le scene del libro. È un espediente che rende ancora più vividi gli accadimenti che vengono raccontati. E il lettore finisce per immaginarsi le azioni dei personaggi con in mente le melodie di pezzi ascoltati decine e decine di volte.

Dietro una narrazione complessa e sfaccettata, Gianluca inserisce nei suoi capitoli svariate riflessioni sulla realtà, e su concetti come l’amore, la morte e l’assenza. Ricorre a periodi semplici ma ben scritti che colpiscono il lettore e arricchiscono la narrazione.

LA FRAMMENTAZIONE DEL REALE

Forse, quello che emerge di più dalla lettura del testo è la sensazione di frammentazione. La storia del romanzo così come i suoi personaggi sono frammentati. Ci appaiono come programmi infestati dai virus, da errori di codifica. La complessità del loro ragionamento, del loro tentativo di dare ordine al reale, è quasi una metafora di tempi in cui nulla è certo.

Credo, tra l’altro, che Gianluca volesse proprio andare a indagare una realtà che esiste oltre un velo di ipocrisia, di buon costume, e dare un giudizio a quello che esiste dietro le maschere con il suo Bloodpink.

Devo ammettere, però, che mi sarei aspettato un finale più chiaro, che togliesse i dubbi al lettore. Tuttavia, Gianluca ha scelto di perseguire fino in fondo la sua decisione di lasciare le interpretazioni al lettore.

2 pensieri riguardo “Recensione di “Bloodpink” di Gianluca Celentano

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