Okay, ci sono ricascato. Ho riguardato il rom-com per eccellenza per i cuori infranti, per gli innamorati dell’amore perennemente single, ovvero “La verità è che non gli piaci abbastanza”, film del 2009 diretto da Ken Kwapis.
Oggi non vorrei mettermi ad analizzare il film, quanto piuttosto sottolineare come, a distanza di più di dieci anni, quello che è un film con tanti difetti continui a dipingere in maniera accurata le relazioni sentimentali.
Nel 2009 la tecnologia era differente, ancora non eravamo dipendenti da WhatsApp. Anzi, nella pellicola si parla addirittura di MySpace (ve lo ricordate? Lo usavate?). I messaggi ovviamente esistevano, ma ci si teneva in contatto soprattutto per il tramite delle telefonate e dei messaggi in segreteria. Eppure, malgrado queste differenze, “La verità è che non gli piaci abbastanza” continua a essere attualissimo. Anzi, i concetti e gli insegnamenti sciorinati nel corso del film sono più validi oggi che in passato.
Ma cosa abbiamo davvero imparato grazie a “La verità è che non gli piaci abbastanza”?
1. Esistono due tipi di persone
È evidente. Esistono due tipi di persone a questo mondo (evito di fare una semplificazione parlando di uomini e donne, anche perché pur essendo uomo mi ritrovo sempre nella mentalità dei personaggi femminili di questi rom-com): gli innamorati dell’amore e coloro che non cercano l’amore (anzi, a volte lo scansano proprio).
Gli innamorati dell’amore sono quelli come Gigi, che, in fondo, finisce per crearsi aspettative anche dopo una sola serata con quel pesce lesso di Connor. Le persone che vorrebbero innamorarsi, che si sentono pronte a vivere la storia d’amore della loro vita e che, inevitabilmente, finiscono in quel tranello chiamato “la ricerca dell’amore”.
Cercare l’amore è infido, però, perché ti espone a situazioni imbarazzanti, ti porta a metterti in ridicolo, ti porta a provare, a valutare anche situazioni che, forse fin dall’inizio, non sono “giuste”.
Gli altri, quelli che non cercano l’amore, sembrano essere invulnerabili alle conoscenze, agli incontri e persino ai “momenti belli”. Ritenendomi totalmente team Gigi, devo ammetterlo, faccio fatica a entrare nella logica di questi cuori invulnerabili (più o meno). O meglio, come vediamo anche nel film con il personaggio di Alex, alla fine qualcosa penetra anche attraverso la loro corazza. Ma è davvero difficile capire come poter essere l’eccezione per chi non è alla ricerca dell’amore.
2. Abbiamo due scelte nella vita
Il film rende chiaro agli occhi degli spettatori che, sentimentalmente, a tutti spettano due alternative: soffrire nella speranza di trovare l’amore con la a maiuscola oppure accontentarsi e mettere a posto “la pratica”.
Diciamocelo, nella vita trovare l’amore vero, quello che abbiamo trovato nei romanzi di Jane Austen, lo stesso che ci toglie il sonno, non è semplice. Avere aspettative così elevate non può che comportare un certo grado di infelicità, di sofferenza. Anche perché non possiamo piacere a tutti e trovare una persona (tra quelle a cui piacciamo) in grado di darci un amore straordinario è un po’ come cercare l’ago in un pagliaio.
Però, rifiutare un amore che non ci rispecchia è una scelta di coraggio e, pur dolorosa, risulta coerente con noi stessi. Beth, nel film, lascia Neil perché non è disposto a darle ciò che vuole. E lo lascia, sebbene la loro sia una coppia che funzioni. Preferisce soffrire che accontentarsi.
D’altra parte, Janine sembra disposta a tutto pur di non ritornare a essere sola. Accetta il tradimento del marito e persino il fatto che tra loro non ci sia più calore. Tuttavia, “La verità è che non gli piaci abbastanza” ci ricorda quanto possa fare male accettare un amore malato o insufficiente (sempre che si tratti di amore) per paura di restare soli. Infatti, Janine, alla fine, crolla e butta tutto all’aria. Sceglie la solitudine e il dolore pur di non fare compromessi. Dovrei rivedere il finale di questo film ogni volta che sento il desiderio di accontentarmi pur di non sopportare la solitudine.
3. Chi ha detto che innamorarsi sia bello?
Ammettiamolo: tutti ci siamo ritrovati a innamorarci di qualcuno che non ci ricambia. E tutti, col senno di poi, possiamo dire che di bello in quella cotta non c’era niente.
Pensateci. Quanti giorni persi ad attendere un messaggio o una telefonata?
Mary nel film ci parla di come – con tutte le tecnologie che abbiamo a disposizione – il senso di rifiuto si moltiplichi. Immaginate a tutte le volte in cui avete controllato gli accessi della persona di cui eravate innamorati e vi siete sentiti rifiutati per il fatto che non arrivavano risposte ai vostri messaggi.
Innamorarsi dovrebbe essere una folle gioia, eppure è così complicato trovare qualcuno che ci ricambi. E il dolore che può fare l’amore non corrisposto (anche quando si tratti di amore agli albori) non è mica cosa da poco.
D’altra parte, non posso che assecondare le parole di Gigi quando dice che essere aperti all’amore sia sempre la scelta giusta e che le persone che non si proteggono dall’amore sono quelle, in fondo, più vicine a innamorarsi davvero.
4. Bisogna trovare il modo di vivere felici anche da soli
Sembrerebbe una banalità. Eppure questo rom-com smaschera tutte le insidie di una vita vissuta in attesa dell’amore.
L’amore non è detto che arrivi. Ma soprattutto: che tipo di amore può vivere una persona scoraggiata, ormai troppo stanca e affannata da tutte le frequentazioni finite male? Il rischio di bruciare le giornate, di assuefarsi all’ansia e di fare errori per quest’ansia di non piacere al prossimo è così grande che non può che essere combattuto.
Ed esiste solo un modo per combatterlo: accettarsi. Accettarsi da soli, senza il bisogno di qualcuno accanto.
Forse “La verità è che non gli piaci abbastanza” non approfondisce tanto questo aspetto (e, in fondo, a Hollywood ci si concentra quasi sempre sul lieto fine), ma di sicuro mette in chiaro i problemi e le sofferenze a cui vanno incontro coloro che non riescono a concepire la loro vita da single.
Un pensiero riguardo “Cosa ci ha insegnato (davvero) “La verità è che non gli piaci abbastanza”?”