Buongiorno, amici lettori.
Oggi voglio parlare dell’ultimo libro che ho letto per il GDL #diariodiunassassinoseriale, ossia Un estraneo al mio fianco di Ann Rule, volume dedicato a Ted Bundy.
DI COSA PARLA UN ESTRANEO AL MIO FIANCO?
Il libro della Rule, che definirei a metà tra l’autobiografia e un saggio di true crime, racconta la storia di Ted Bundy, dai primi omicidi fino alla condanna alla pena capitale.
Si tratta di un libro particolare che ha poco di scientifico, ma che ha un valore prezioso proprio perché la Rule aveva conosciuto Bundy prima di dedicarsi a tempo piano alla scrittura di crime stories e di libri di true crime.
La Rule ha conosciuto Bundy lavorando per una helpline (la Crisis Clinic) antisuicidio e poi ha mantenuto una corrispondenza col serial killer (che non ha mai ammesso a lei i propri crimini) fino a poco prima della fine, anni dopo l’incarcerazione e le condanne.
IL MIO GIUDIZIO
Un estraneo al mio fianco è un libro avvincente, che tiene incollati alle pagine. Credo che la Rule non sia stata fortunata per avere avuto la storia che l’avrebbe resa celebre. O meglio, è indiscutibile che la sua carriera sia stata lanciata dalla sua vicinanza a Bundy, ma io ritengo che sia sotto ogni punto di vista una grande scrittrice. E una scrittrice più che una vera e propria conoscitrice del mondo della cronaca nera.
Mi spiego in modo più chiaro. La Rule ha una prosa asciutta, ma mai fredda, scorrevole e coinvolgente. E ha un grande punto di forza: mantiene sempre il suo punto di vista. Non parla dei crimini in modo freddo, distaccato. Nel suo libro, infatti, le vittime del killer non sono dei numeri o dei dettagli. Le vittime meritano spazio, attenzione, interesse. Le loro storie non sono centrali come quella dell’assassino, ma sono narrate in modo empatico e nel modo più completo possibile.
Lo spazio che la Rule dà alle vittime di Bundy, dal mio punto di vista, rende questo libro speciale perché mai mi era capitato di trovare una scrittrice di true crime che si soffermasse così tanto sul punto di vista di coloro che si sono trovate sulla strada dell’assassino. E lo ha fatto, rendendo importanti le donne la cui vita è stata distrutta da Bundy, senza mai annoiare il lettore o allentare il ritmo.
Forse, l’unico punto “debole” del libro sono le parti in cui la Rule prova a fare un’analisi più scientifica, più “criminologica”, della serie di delitti di Ted e dell’omicidio seriale in generale. Ho trovato, infatti, troppo semplicistiche le sue riflessioni su questo profilo, sebbene debba ammettere che negli anni in cui la Rule scrisse il libro non c’era l’informazione e la consapevolezza odierne sulla tematica.
A dispetto di questa critica, però, Un estraneo al mio fianco è un libro che consiglio a tutti gli appassionati di cronaca nera e dei libri sui serial killer.
L’ho letto anche io qualche anno fa, condivido in pieno le tue opinioni. Purtroppo con i saggi su casi piuttosto vecchi l’affidabilità della critica ai metodi d’indagine invecchia sempre molto male.
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ma come facciamo a sapere quanto di vero ci sia?
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Su cosa?
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sulla corrispondenza e il legame
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Beh ai tempi aveva fatto un sacco di interviste, quando Bundy ancora era vivo. Erano tutti a conoscenza di questo legame. Penso non sia dubbio
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