Buongiorno, amici lettori, e buona Immacolata a tutti.
Oggi ritorniamo a parlare di Manga perché concludo la mia maratona Pokémon (almeno per il momento) con il nono volume de “La Grande Avventura”.
DI COSA PARLA QUESTO VOLUME?
Rubino e Zaffiro sono ormai chiamati alla resa dei conti, mentre il piano di Norman inizia a prendere forma. Si scoprirà infatti la ragione per cui il padre di Rubino non è diventato prima capo palestra e qual è il suo legame al terzo pokémon leggendario della regione di Hoenn.
Non sarà, però, tanto lo scontro fra Pokémon a mettere a rischio i nostri protagonisti, quanto il duello fra i due capi delle organizzazioni criminali presenti a Hoenn, ovvero il team Magma e il team Idro.
IL MIO GIUDIZIO
I volumi dedicati alla terza generazione si confermano i miei preferiti fino a questo momento, anche se, devo ammetterlo, in questo nono capitolo ho trovato alcuni difetti.
Ma partiamo dagli aspetti positivi. Innanzitutto, la back story di Rubino e Zaffiro è piuttosto originale e riesce in quello che definirei un vero e proprio tentativo di “gender-bending”, con i due protagonisti che dopo un episodio avvenuto nella loro infanzia tentano di scambiare i “ruoli”. Rubino acquisisce gli aspetti tipici di Zaffiro, improntando la sua personalità alla delicatezza, al bello e allontanandosi dalla violenza. Zaffiro, all’opposto, cerca di mettere in risalto il suo lato più combattivo, abbandonando i propri vezzi. In qualche modo, i Pokémon sono riusciti ad abbattere gli stereotipi di genere e a distruggere le idee di femminilità enfatizzata e mascolinità tossica.
Anche la relazione amorosa che nasce fra i due è un punto di forza di questo volume. La dichiarazione di Zaffiro è davvero commovente.
Il ritmo del manga è sempre un grande pregio di questa terza generazione, con una storia piuttosto dinamica e piena di battaglie e di sorprese che rende la lettura molto piacevole, anche nei punti in cui la trama risulta più traballante o l’utilizzo dei personaggi non all’altezza (per fare un esempio, la presenza di Lino in questo numero è stata davvero una delusione).
Meno convincente, però, è stato il finale, in cui alcune scene risultano poco chiare (caso emblematico il modo in cui Norman rischia la vita).
Ma soprattutto ritengo non corretto l’espediente finale con l’utilizzo di Celebi come Deus ex machina che risolve ogni problema e regala il lieto fine sperato.