“Il nostro viaggio è stato il cattivo gusto per il cattivo gusto”.
Sono queste le parole più emblematiche per riassumere la mia lettura di “Scopami” della scrittrice francese Virginie Despentes.
Un libro che ho definito, in passato, letteralmente “folle”. Un libro che si propone l’arduo compito di esplorare il cattivo gusto e il degrado che degenera nelle vite di due donne ai margini della società.
Manu e Nadine sono due prostitute ormai talmente insozzate dalla vita, dal disagio e dal nulla, che non hanno più nulla da perdere. Il loro è un viaggio fatto di sesso, rabbia, disgusto e violenza, tantissima violenza.
In qualche modo, leggere questo romanzo mi ha ricordato il film “Storie Pazzesche” di Almodovar. E, difatti, Scopami è l’esplorazione (in questo caso, letteraria) di quello che succederebbe se non ci si ponesse più nessun rimorso, più un freno, che sia etico o morale o semplicemente dettato dalla decenza. È un abbandonarsi al nichilismo più puro.
Mi sento di muovere, però, una critica a questo romanzo perché, a fronte di tutta la violenza e gli omicidi narrati nel libro, mi sarebbe piaciuto ritrovare un’analisi dettagliata della psiche delle protagoniste e un maggiore approfondimento criminologico degli eventi.
In conclusione, si tratta di una lettura unica nel suo genere, che mi piacerebbe definire un vero e proprio “esperimento” per il lettore. Quanto riesci a sopportare prima di mollare una storia? Questa è la sfida che ci si pone quando si prende in mano Scopami di Virginie Despentes. Fino a che punto siamo in grado di osservare l’abisso e il nichilismo? Fino a che punto riusciamo ad accettare che tutto quello che viene raccontato potrebbe esistere davvero e potrebbe succedere nel nostro mondo.