“Ma, ahimè, non c’è erba che guarisca l’amore”
Da oggi voglio portarvi insieme a me in un viaggio attraverso le Metamorfosi di Ovidio.
Ho, infatti, deciso di affrontare questa impegnativa lettura che mi terrà a compagnia per un po’ di tempo. Per il tramite delle parole del poeta latino e dei miti da lui descritti, voglio esplorare la realtà.
Oggi riprendo le parole di Ovidio utilizzate per descrivere la storia d’amore fra Apollo e Dafne.
Ma cosa racconta il mito di Apollo e Dafne?
Apollo, trafitto dalla freccia di Cupido, si invaghisce della bellissima ninfa Dafne, figlia del dio-fiume Peneo. Dafne si ritrae di fronte ad Apollo che vorrebbe farla sua e fugge. Sfortunatamente, però, il dio del sole è più veloce di Dafne che, allora, per sfuggire ad Apollo chiede al padre di salvarla. Peneo accoglie la sua richiesta e trasforma la figlia in albero.
Non esiste, dunque, cura all’amore?
Le parole che ho citato di Ovidio ci fanno ragionare su una concezione di amore che, forse, al giorno d’oggi stiamo perdendo. L’amore è il sentimento che più ci scombussola, che più d’ogni altro ci porta a perdere il controllo su noi stessi e sul nostro benessere.
Il desiderio di Apollo è irrefrenabile, refrattario alle proteste della ninfa che aveva scelto di rimanere casta per tutta la propria esistenza.
È chiaro che è un episodio da leggere in chiave negativa. La prepotenza del dio nega a Dafne la vita, perché lei, di fronte alla scelta fra rinunciare a sé stessa e concedersi ad Apollo sceglie la prima ipotesi. Tuttavia, c’è una poesia nel come viene descritto il mito che non può che toccarci.
L’amore è un burattinaio, l’amore ci domina. Il potere di Cupido nel mito non è altro che il simbolo di quanto travolgente possa essere il sentimento e il desiderio.
Per queste ragioni, penso sempre che si faccia confusione nell’epoca moderna quando si parla d’amore. Si parla spesso di amore come “aggiunta alla vita”, come qualcosa che non può davvero farci del male, ma si perde di vista la forza incontrastabile di un sentimento che non può essere minimizzato o ingabbiato in logiche rassicuranti.