Recensione di La luce delle stelle morte di Massimo Recalcati

“Nessun lavoro del lutto può mai compiersi pienamente. Esiste sempre un resto, qualcosa di indimenticabile.”

L’ultima mia lettura è stata “La luce delle stelle morte – Saggio su lutto e nostalgia” di Massimo Recalcati.

Come ho già detto in passato, amo particolarmente i testi di Recalcati e anche con questo libro ha sicuramente rispettato le mie aspettative. E le aspettative erano decisamente alte, dato che si trattava di un saggio su quello che è il sentimento che, a mio avviso, mi caratterizza più di ogni altro: la nostalgia.

È stata l’occasione per riflettere sui tipi di nostalgia, su quanto ci influenzi e su quanto nella vita si resti sempre inevitabilmente un po’ ancorati al passato e a ciò che si è perso. Chi abbiamo amato e non c’è più lascia sempre una traccia.

“In ogni istante della nostra vita c’è qualcosa che si perde, si stacca, si separa da noi stessi, scompare.”

41L1hxjncdL._SY264_BO1,204,203,200_QL40_ML2_Ho sempre pensato che la vita fosse un gioco a perdere. Crescendo, mi sono accorto che ogni giorno perdevo qualcosa che c’era e che, a un tratto, non c’era più. Credo sia questa una delle consapevolezze che si acquisiscono nell’età adulta. E questo concetto è reso molto chiaro nel saggio di Recalcati che, come sempre, miscela psicologia, letteratura, arte e filosofia nei suoi scritti, citando grandi artisti e opere per rendere i suoi messaggi più chiari e affascinanti.

Ho trovato particolarmente interessante la distinzione fra la nostalgia-ritorno e la nostalgia-gratitudine. La prima è un voler ritornare al passato, un’incapacità malinconica di andare avanti, un desiderio irrealizzato che fa male e rallenta l’evoluzione e i miglioramenti dell’individuo. La seconda, invece, ha una valenza positiva, è proiezione verso il futuro.

“Se l’esistenza dell’Altro allargava l’orizzonte del mio mondo, la scomparsa lo restinge, lo comprime, lo chiude in un angolo.”

Apprezzo Recalcati anche per il suo modo di parlare schietto dell’amore e di quanto il senso di perdita anche derivante non da una morte fisica ma da una separazione definitiva abbia i tratti del lutto. Troppo spesso ci raccontiamo che la fine di un amore non può farci così male, ma non è così. Perdere chi hai amato davvero e chi ha ricambiato quel sentimento è perdere un pezzo di te e vivere in un mondo che, per un determinato periodo, risulta privo di senso.

“Mentre nell’amore la mia esistenza era sempre attesa dall’Altro, la sua fine è come se estirpasse la mia mancanza dall’Altro rendendo impossibile l’esperienza dell’attesa.”

Come sempre, non posso fare altro che consigliarvi i suoi libri. La luce delle stelle morte è stata un’esperienza di lettura illuminante e toccante allo stesso tempo.

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