Recensione di “La suora giovane” di Giovanni Arpino

“Ho paura di vedermi costretto ad affrontarla senza aver avuto il tempo di pescare chissà dove la parola adatta, la faccia giusta.”

Il libro di cui vi parlo oggi è uno dei romanzi del giornalista, scrittore e poeta del Novecento Giovanni Arpino. Ho affrontato questa lettura insieme a delle mie amiche in quello che mi piace chiamare “Sapi chi libru è bookclub” (sapi chi libru è un’espressione dialettale coniata da una mia amica che tradurrei come “chissà di che libro si tratta”, per evidenziare quanto scetticismo proviamo nei confronti dei titoli che leggiamo, previa estrazione a sorte fra le nostre proposte).

Quest’oggi vi parlo di “La suora giovane”, un romanzo ambientato nella Torino della metà del Novecento.

Antonio, il protagonista, è un quarantenne in procinto di sposarsi che inizia un gioco di sguardi con una suora ventenne. Il gioco di sguardi è la miccia che accende il reciproco interesse e che porta i due a volersi conoscere meglio, fino a fantasticare di una possibile relazione e di un matrimonio che porterebbe una incredibile sferzata di novità nelle vite di entrambi.

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“Anna non sa come sono cambiato in questi giorni. Mi crede stanco, nervoso. Non è vero. Mi accorgo di non riuscire a star fermo, di distrarmi e mi accomodo dietro il paravento della stanchezza perché non ho certo voglia di dirle la verità.”

Il libro ha un incedere elegante che fa immergere il lettore in una città fredda in cui l’unico guizzo di calore è rappresentato dall’attrazione proibita. Innamorarsi della suora è per Antonio l’unico atto rivoluzionario in una vita triste, piena di compromessi e di un accontentarsi continuo che lo fa sentire vecchio prima del tempo.

Ho trovato il romanzo scorrevole, introspettivo e con una buona propensione all’analisi psicologica dei personaggi.

“Anche alla vergogna ci si abitua?”

È una lettura estremamente breve ma che lascia un segno nel lettore che non può che porsi dei grandi interrogativi sulla vita e su ciò che sia giusto fare di fronte a un amore proibito.

“Non so niente. I giorni mi sono scappati via come le notizie dei giornali, a cui credi e non credi.”

Però, lasciatemelo dire, prima di concludere questa recensione: ho provato un odio viscerale per Serena, la suora. Dietro mezze frasi e mezzi sbigottimenti, emerge chiaramente come la suora sia un personaggio molto più manipolatore di quello che sembrerebbe sulle prime. Alla fine, Antonio si rivela una pedina in un gioco ordito da una donna le cui intenzioni, in fin dei conti, rimangono oscure.

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