Buongiorno lettori.
Oggi torno a parlare di libri, recensendo un libro che mi ero ripromesso di non leggere e che, alla fine, è finito nel mio carrello da lettore. Sto parlando di “Sono sempre io” di Jojo Moyes, il terzo capitolo della saga iniziata con “Io prima di te” a cui poi era seguito “Dopo di te”.
Devo ammetterlo. Ho un rapporto complicato coi romance. Mi colpiscono solo quando riescono a tirarmi fuori le lacrime e le storie raccontate vanno al di là della tipica storia romantica con lieto fine inevitabile. “Io prima di te” è un libro che ha tanto di più della sola storia romantica. È un libro che fa riflettere su argomenti importanti. “Dopo di te”, invece, fa emergere tutte le difficoltà di una scrittrice che vuole fare qualcosa di più di scrivere un lieto fine per una protagonista traumatizzata dalla morte dell’uomo che amava. Si parla di depressione e si costruiscono tanti pittoreschi personaggi. Credevo che un ulteriore capitolo avrebbe soltanto “guastato” la qualità della storia, ma mi sbagliavo.
Anzi, penso che il secondo capitolo sia stato importantissimo per aiutarci a emozionarci e a coinvolgerci nelle storie della protagonista, Louisa Clark, in questo ultimo capitolo della storia.
Devo ammettere, però, che la lettura non è stata facile come con gli altri romanzi. I primi capitoli di “Sono sempre io” mi sono risultati abbastanza noiosi. La storia appare statica, un po’ troppi cliché e nemmeno un indizio su quello che si svilupperà in seguito.
Dopo una fase introduttiva, però, la storia sembra riacquisire il brio tipico della penna di Jojo Moyes, che, lo ammetto, riesce anche a farmi piangere con la storia di un personaggio secondario (la signora De Witt) e non me lo sarei mai aspettato.
La Moyes dimostra di essere una scrittrice che conosce a menadito tutti i trucchi del mestiere. È davvero in grado di costruire grandi momenti ed emozioni anche quando la storia sembra priva di sussulti. E con “Sono sempre io” riesce a far diventare straordinaria una storia che potrebbe apparire ordinaria, in cui Louisa è l’eroina di una quotidianità difficile. Louisa è un personaggio che deve essere d’esempio perché non sceglie mai la strada più semplice, né nella vita né nell’amore. Preferisce, infatti, faticare dieci volte di più, piuttosto che accontentarsi o venire a patti con se stessa.
Devo ammettere che ho amato questo libro anche per la descrizione vivida che fa di New York e delle difficoltà connaturate alla grande avventura che può essere rappresentata dal trasferimento nella città più importante del mondo occidentale.
Ero rimasta delusa dal secondo, ma questo ha risollevato la mia opinione. È stata una lettura piacevole 😊
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Sono d’accordo 😊
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