Recensione di “The Witcher” – la serie Netflix basata sui libri di Andrzej Sapkowski

Ho finalmente ultimato la visione di “The Witcher”, la serie fantasy Netflix tratta dai libri dell’autore polacco Andrzej Sapkowski (famosa soprattutto per essere divenuta saga videoludica).

Lo show, creato da Lauren Schmidt Hissrich, con protagonista Henry Cavill, era uno dei progetti più ambiziosi della piattaforma di streaming. Sin da subito le aspettative erano molto alte e non si può dire che la prima stagione abbia deluso le aspettative. Peraltro va detto che il successo della serie ha riportato in cima alle classifiche di vendita tanto i libri di Sapkowski quanto l’ultimo titolo del videogame.

Perché era un progetto tanto ambizioso?

Uno dei motivi delle alte aspettative è da ricercarsi sicuramente nel costo dello show. Non ci sono notizie ufficiali, ma si parla di una spesa di circa ottanta milioni di dollari (dieci per episodio) per la sola prima stagione. Somma che renderebbe The Witcher una delle serie più costose della piattaforma.

Ma ritengo che The Witcher sia un progetto ambizioso per Netflix anche perché, fino a questo momento, nessuna serie fantasy – a parte Stranger Things, che ha un’ambientazione del tutto differente – è mai riuscita a diventare veramente cult o a strappare grossi consensi della critica.

L’intento chiaro di Netflix – mi pare evidente – fosse quello di soppiantare Game of Thrones come serie fantasy-medievale più interessante della televisione. Il rilascio nel 2020 ha permesso di non avere più la concorrenza del colosso HBO e ha portato moltissimi fan a sintonizzarsi nello show, alla ricerca di atmosfere che sapevano di poter apprezzare.

Un successo di pubblico più che di critica

Va detto, però, che The Witcher non sembra aver conquistato la critica come ha fatto la serie HBO. Il responso di giornali e portali online è per lo più positivo, ma non vi sono consensi entusiastici.

Quello che non ha ottenuto in termini di critica lo ha ottenuto in termini di pubblico. The Witcher è, infatti, stato lo show più visto di dicembre sulla piattaforma Netflix e, valutando l’intero anno, il secondo più visto sul mercato americano.

Numeri importanti che hanno, ovviamente, portato a una seconda stagione.

La trama

La trama della prima stagione è stata piuttosto complessa. La stratificazione di piani temporali e un’impostazione narrativa circolare hanno reso la visione dello show piuttosto impegnativa. Non è, infatti, una di quelle serie tv horror-fantasy che si può guardare dopo una lunga giornata e mezzi insonnoliti. Richiede attenzione.

Nonostante la complessità dell’impianto narrativo, a conti fatti la storyline principale risulta essere abbastanza lineare. Una volta compreso cosa è accaduto prima e cosa accaduto dopo, lo spettatore inizia ad ambientarsi alla perfezione nella storia del witcher.

Lo show, in questa prima stagione, ripercorre alcuni eventi significativi della vita del witcher – una mutazione genetica che rende il witcher un essere in grado di distruggere mostri – mentre si paventa all’orizzonte la minaccia di una guerra che potrebbe sconvolgere l’intero mondo in cui i personaggi vivono.

Aggiungo che uno dei focus che mi hanno particolarmente interessato è proprio quello romantico: la storia d’amore fra Geralt e Yennefer penso che sia stata la cosa più interessante degli episodi centrali della prima stagione.

Effetti speciali, costumi, scenografia, fotografia

Devo dire che mi sento di promuovere su tutti questi punti lo show. Niente mi ha dato l’idea di essere incredibilmente all’avanguardia. Siamo molto lontani dalla precisione e dalla straordinarietà degli effetti speciali e delle scenografie dei colossal cinematografici, ma gli episodi – devo ammetterlo – erano un piacere per gli occhi. Non riuscivi a staccare gli occhi dallo schermo.

L’atmosfera dello show è subito riconoscibile e anche quando non si comprende davvero la storyline, la verosimiglianza degli eventi e le emozioni causate dalle scene più adrenaliniche giustificano l’investimento emotivo in questo show.

Personaggi e recitazione

Non trovo Henry Cavill un attore particolarmente espressivo. Trovo, però, che il personaggio del witcher sia perfetto per lui. Il suo modo di recitare crea una distanza fra sé e gli spettatori, quindi il ruolo di un individuo solitario, differente da tutti e quasi sempre emarginato dalla società mi sembra calzi a pennello con le sue capacità.

In generale, comunque, approvo le scelte di cast, anche se, alla fine della visione, mi rendo conto che solo due personaggi hanno davvero catturato l’attenzione dello spettatore. Il protagonista e il personaggio di Yennefer di Vengerberg (Anya Chalotra).

Mi auguro che nella prossima stagione ci siano più personaggi da seguire, così da creare più trame e ancora più investimento emotivo. La carenza di personaggi intriganti è il principale dei motivi per cui ritengo che questa prima stagione di The Witcher in difetto rispetto alla prima di Game of Thrones, volendo assecondare un ipotetico confronto.

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