A capodanno ho sottoscritto per la prima volta l’abbonamento Netflix e uno dei programmi che ho iniziato a guardare sin da subito è stato il reality “Rupaul’s Drag Race”, uno show di cui in Italia si parla poco ma che è diventato un riferimento nella cultura pop contemporanea.
Il reality presentato dall’eclettico Rupaul è un programma talmente amato e talmente significativo per la televisione statunitense (e mondiale) che ha finito per interessare anche me. È vero, sono arrivato tardi. Ho iniziato a guardare lo show nel 2020 (la prima stagione è stata registrata nel 2008), ma ne sono rimasto tanto appassionato – pur non essendo un fan del reality come format – da aver recuperato quindici stagioni (incluse quattro edizioni “All Stars”, purtroppo non tutte presenti nel catalogo Netflix) nell’arco di poco più di un mese e mezzo.
Prima di esplorare le mie sensazioni e di sviscerare le mie opinioni sul programma, bisogna fare una premessa.
Cos’è Rupaul’s Drag Race?
È una competizione – sotto forma di reality show/talent show – fra drag queens. Per drag queen si intende chi impersona un personaggio femminile per fare spettacolo. Tradizionalmente la drag queen è un uomo che incarna i panni della donna, ma lo show ha cercato di aprirsi anche a drag queen di sesso femminile (alcuni dei partecipanti, durante gli anni, hanno dichiarato di essere transessuali e alcuni sono ritornati nello spin-off All Stars dopo aver iniziato o ultimato la transizione di sesso).
Chi è Rupaul?
Rupaul è, con ogni probabilità, la drag queen più famosa del mondo. Ha raggiunto un successo planetario negli anni ’90 con il singolo “Supermodel (You better work)” e poi, dopo alcune esperienze televisive, è uscito un po’ dalle luci dalla ribalta. Presentare e giudicare un reality creato a sua immagine e somiglianza, tuttavia, gli ha dato un’esposizione straordinaria e ora è sicuramente tra i personaggi del mondo dello spettacolo più conosciuti e apprezzati. Oltre al suo ruolo nel reality (per cui ha vinto quattro Emmy), Rupaul si è dato da fare, portando avanti la propria carriera musicale, scrivendo libri e recitando in alcune serie televisive, fra cui AJ and the Queen.
Il ruolo politico di Drag Race
Una delle ragioni per cui lo show ha avuto un impatto tanto forte nel panorama mondiale risiede nel fatto che ha abbattuto decine di regole non scritte dello show business. È il primo show con un cast interamente queer ed è il primo show ad avere al suo interno protagonisti queer di etnia, religione e provenienza differente.
Lo show è andato in onda per la prima volta poco dopo l’elezione di Obama e, dopo l’elezione di Trump, è stato chiaro a tutti che fosse uno degli show che andasse in maggiore controtendenza con una società che sembrava tornare indietro, chiudendosi alle diversità.
Una delle ragioni per cui Drag Race è stato preso in considerazione e premiato dalla critica televisiva soltanto dopo molti anni di produzione è da ricercarsi in un “ravvedimento” della televisione. Se prima la critica televisiva aveva ignorato uno show di drag queens, ritenendo che non ci fosse bisogno di ribadire il sostegno alle storie e ai contenuti del reality, con l’ascesa di Trump i media ci hanno ripensato. Hanno capito di dover mandare un messaggio chiaro e riconoscere pubblicamente la qualità del programma, apprezzando un format che si pone contro ogni logica discriminatoria e razzista.
Un fenomeno culturale
Ciò che forse noi italiani ignoriamo è che, ormai, quasi ogni hit televisiva fa riferimento a Rupaul’s drag race. Così, andando solo a richiamare ricordi alla memoria, mi ricordo che nelle ultime stagioni di Will & Grace e di You viene citato Rupaul. I partecipanti del reality hanno iniziato diversi progetti e creato show e lanciato hit musicali. E non solo. Alcuni ex concorrenti sono apparsi in serie come “Tales of the city” oppure “Pose”.
Va, inoltre, detto che il successo planetario ha portato alla creazione anche di un convegno annuale dedicato agli amanti dello show e dell’arte di fare drag, chiamato “DragCon”.
Negli ultimi tempi anche il Regno Unito ha creato la sua edizione di “Rupaul’s Drag Race”.
La mia maratona
Arriviamo a una parte “più soggettiva” dell’articolo. Voglio, infatti, parlare di quello che ho pensato, durante la maratona dello show.
Innanzitutto, devo ammetterlo, trovo che Rupaul come mentore/giudice/presentatore sia uno dei personaggi più carismatici che io abbia mai visto all’opera. Riesce a creare un senso di connessione non solo fra lui e i partecipanti, ma anche fra lui e chi segue lo show da casa che aggiunge moltissimo alla visione dello show.
A ciò aggiungo che conoscere il mondo drag è stato davvero interessante. Fra musical, lipsync, scenette comiche, sfilate e siparietti, i partecipanti hanno creato tanto intrattenimento e molte personalità sono riuscite davvero a spiccare.
Mi sono ritrovato a comprendere tutte le difficoltà dietro a quello che, in alcune parti del mondo, è un mestiere vero e proprio e a provare una stima enorme per chi ha deciso di incanalare così il suo talento e di esprimere se stesso attraverso quest’arte.
Per chi si fosse incuriosito allo show, chiudo questo articolo (riservandomi di scriverne altri in futuro, dato che ho davvero amato lo show), con una classifica delle stagioni di Drag Race. Così, se non volete fare la pazzia di recuperarvele tutte, sapete quali sono le più divertenti e quelle con i partecipanti più carismatici e talentuosi:
Stagione 6
Stagione 10
Stagione 5
Stagione 2
Stagione 3
Stagione 4
Stagione 8
Stagione 7
Stagione 9
Stagione 11
Stagione 1
Non lo ho mai visto, ma ne ho sentito parlare benissimo
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