WITH OR WITHOUT YOU
Ho provato un brivido quando ti ho incontrato l’altro pomeriggio. La musica rimbombava nelle cuffie, la testa presa da mille pensieri. Il lavoro, la spesa da fare, l’aperitivo coi colleghi da programmare. E anche il tuo ricordo. Sì, perché, malgrado tutto, continuo a pensarti. Ho salito i gradini e mi sono ritrovato in piazza, in quella piazza in cui ci siamo incontrati la prima volta, e c’eri tu. Ti ho ritrovato ancora una volta.
Lo ammetto: non sapevo se sorriderti, abbracciarti o scappare via a gambe levate. Ma la verità era che non avevo abbastanza controllo su me stessa per poter decidere cosa fare. E così sei stato tu ad avvicinarti a me. Mi hai salutato, la faccia strana, il sorriso di circostanza. Sapevo che stavi pensando le stesse cose a cui pensavo anche io. Te lo si leggeva sul volto e io quel volto lo conosco meglio del mio. Anche perché non mi sono mai guardata allo specchio con la stessa attenzione con cui ho sempre guardato te.
«Come va?» mi hai domandato.
«Bene.» Solo questo potevo risponderti. Non potevo dire altro. Non potevo risponderti che ancora ti penso. Ma anche dirti che ti pensavo non sarebbe stato onesto. Non sarebbe stato sufficiente a descrivere quello che provo in questo periodo, come affronto le mie giornate. Come tu sia ancora presente nella mia esistenza. Sarei stata sincera a dirti che ancora non mi spiego perché abbiamo deciso di chiudere. Non andavano bene le cose, è vero. Ma adesso vanno bene?
Ecco. Quando ti ho incontrato avrei voluto sollevare il sopracciglio nel modo impertinente che ti piaceva tanto e chiederti se adesso le cose vanno meglio, se lasciarci è stata una scelta giusta. Ma non mi interessa il giusto in senso oggettivo. Ne abbiamo passate troppe: è vero. Chiunque direbbe che è stato giusto chiudere, separarsi. Ma stiamo meglio? Parliamone in termini economici, di profitto e di perdita. La nostra decisione ha portato qualche beneficio? Sono arrivata alla consapevolezza che preferivo soffrire per te piuttosto che soffrire perché non ci sei più.
L’altro giorno avrei voluto dirti tutto questo e molto, molto di più. Ma non potevo. Non posso stare troppo tempo con te se non riesco a smettere di pensare che è tutto temporaneo, che, di lì a poco, te ne andrai. E allora mi sono limitata ad aggiornarti sulle mie vicende familiari e lavorative. In modo sbrigativo, senza scendere nei particolari, solo per il gusto di non fermarmi a quel “bene” che poco mi rappresenta. In fondo, ho sempre parlato troppo.
E tu ridevi. Ancora ti faccio ridere quando inizio a sparare parole a raffica per nascondere l’imbarazzo. C’è mancato poco che le tue risate mi stendessero, che cadessi a terra, incapace di reagire agli spasmi del mio cuore di fronte al tuo ridere. Al tuo ridere che mi manca così tanto.
Prima di accorgermene, ci siamo salutati. Mi sono ritrovata a camminare, dritta dritta, con la faccia scura e la voglia di scomparire. Non volevo più andare a casa, volevo camminare fino al mare, superare la balaustra e gettarmi. Magari un giorno lo farò. Magari un giorno lascerò questo mondo e mi fonderò con l’acqua salata del mare, libera ormai dal peso della nostalgia.
Alla fine, al mare ci sono andata. Proprio stamattina. L’estate si avvicina e si stava bene, sulla riva. Non c’era nessuno. Solo le mie scarpe da tennis sulla sabbia e i miei piedi nudi sulla sabbia fresca. Il vento ha scompigliato i miei capelli e i miei pensieri. Ho provato a saggiare l’acqua e il freddo contatto sulla pelle ha spazzato tutto. Ma per un attimo. Un attimo e basta è quanto riesco a resistere senza pensarti. Senza pensare che non vivevo quando ero con te e non vivo ora che non ci sei più.
Un giorno tutto questo finirà. Troverò le forze di affrontarla questa malinconia, troverò le forze di vincere questa guerra con la nostalgia. Ci spero, ci spero tanto. Ormai questo è il mio sogno, quello di imparare a vivere senza di te. Perché a un lieto fine non credo più, non ci riesco. Non voglio sperare che tutto diventi semplice, non voglio sperare che un giorno tu ti accorga che c’era un modo, un modo per sistemare le cose e continuare ad amarsi. No, non posso controllare quello che pensi o quello che decidi. E fa troppo male riporre la mia felicità nelle mani di qualcun altro. Il mio unico sogno è quello di imparare a farcela da sola. Desidero con tutte le mie forze che un giorno il tuo ricordo mi accarezzi senza lasciare lividi, che mi accompagni come mi accompagna la memoria delle cose belle che non ci sono più. Un giorno sarà così. Ma quel giorno non è adesso. Me lo ripeto, adesso che sto seduta sulla sabbia fresca coi piedi congelati dall’incontro con l’acqua, che quel momento non è ancora arrivato e io non so ancora vivere senza di te così come non sapevo vivere al tuo fianco.
ma sei tornato single da poco?
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